giovedì 3 maggio 2012

Il segreto della felicità

 Avete presente il libro da leggere per le vacanze che ti danno a scuola? Alle medie la prof di italiano, spinta dalla compulsione di acculturare una classe altrimenti allergica ai libri ci aveva dato una lista da cui scegliere un libro da leggere e relazionare.
Che io fossi anche all'epoca quello che si definisce un "forte lettore"  non mi esimeva purtroppo dall'ingrato compito per le vacanze. (Con "forte lettore" intendo cose tipo 7-8 libri a settimana, con punte di 3 al giorno; se non fosse stato per la biblioteca del paese la mia famiglia sarebbe andata sul lastrico...vabbè, sto divagando, ne parlerò un'altra volta.)


Fatto sta che l'altro giorno mi capita sottomano il libro che quell'estate avevo scelto di leggere: I Malavoglia. Il motivo principale della scelta è che a casa ne avevamo una copia e che la biblioteca del paese aveva in prestito tutti i titoli più "papabili" raccomandati dalla prof. E che conoscendo i miei compagni (lumache) sarebbero rimasti in prestito per molto, molto tempo. (eh, all'epoca non c'era internet e nemmeno gli ebook (eh si, preistoria)
Si sarebbe rivelato un tragico errore.

Dopotutto, mi dicevo, che sarà mai, è un libro, magari è palloso, ne ho letti tanti... Ah, come mi sbagliavo, e come sottovalutavo la mia capacità di immedesimazione....

I Vinti, "coloro che la marea della storia ha sconfitto e rigettato a riva", o una qualche menata del genere...Insomma mi sciroppo tutte le 250 pagine di sfighe, meschinità, tragedie familiari et similia, e da quel momento la preoccupazione "e se io non dovessi farcela, se anche con tutti gli sforzi, con tutta la volontà, tutta la fatica, non ce la facessi?" è entrata nella mia vita.(e poi farcela a fare cosa?)
Diciamo che è stato il primo caso di episodio depressivo conclamato della mia vita (l'ho detto che sono sensibile, solo che all'epoca non immaginavo quanto...).

MA.

Dopo aver riposto il libro, la cosa sarebbe anche finita lì se, qualche giorno dopo, mentre ero in autobus non mi fosse capitato di assistere a uno spettacolo che mi ha fatto riflettere.
Viaggiavo tranquillamente pensando ai cazzi miei quando vedo un tizio seduto poco distante (tralaltro pure carino) con un'espressione così felice che mi ha fatto fermare. Stava parlando con un tizio sul sedile dietro gesticolando animatamente, ma non riuscivo a capire cosa si dicessero. Poi ho capito perchè non sentivo nulla.
Stavano parlando col linguaggio dei gesti.
Mi accorgo solo allora che sono seduto in mezzo ad una comitiva di persone sordomute.
E guardandomi intorno non riesco a vedere nessuno che non stia sorridendo e non abbia un'espressione di assoluta felicità.
Ok, sono sensibile, è vero, ma è stato comunque uno shock.
E quando sono sconvolto penso.
Come cazzo fanno ad essere così felici?


A quel punto mi tornano in mente cose, che riguardano la mia famiglia. Mio nonno ha fatto la guerra, è stato in campo di concentramento, ne è tornato e riusciva a ridere e a farmi ridere quando ero piccolo. Mia nonna invece ha vissuto una vita di privazioni con parenti infermi da accudire.
Eppure riusciva ad essere felice: io l'ho sempre vista sorridere.

Forse nell'equazione, nella tesi dei Malavoglia mancava qualcosa, qualcosa che mi viene da pensare, non dipenda dal benessere economico e che rende la vita sopportabile anche nel mezzo del disastro più nero. Che ci fa pensare che anche il cielo grigio ha comunque dei colori e che anche la pioggia può essere bella.
Qualcosa che credo ha a che fare con i nostri rapporti con le persone e con quello che siamo e abbiamo dentro. Che non so come esprimere cosa sia a parole, ma sento che c'è quando abbraccio mia madre o mio fratello, quando stringo la mano ad un amico, quando consolo qualcuno che ha problemi di cuore.
Non so quale sia il segreto della felicità. Forse semplicemente non può essere espresso a parole.
Ma c'è.

Si, sto sempre a parlare di banalità, lo so, perdonatemi

Ultima cosa, so che sembrerò esagerato , ma appena tornato a casa il libro che avevo riposto è finito dritto nel cestino. Una piccola rivincita che non ho saputo negarmi.
EVVAI!

Si, ho un lato del carattere piuttosto melodrammatico :)
(ma prendersi un po' meno sul serio no?)

Ok, lo ammetto, oggi sono in vena di pare....
(ecco va... vai a letto che domani è un'altro giorno...)


Buonanotte mondo!
 

16 commenti:

  1. Non posso spiegarti quanto abbia "sentito" il tema di questo post, ma ti assicuro che l'ho letto due volte.

    Solo un appunto: anche se vuoi sparazzartene, perché gettare il libro nel cestino? Io preferisco darli alle bancarelle di scambio (ogni tanto ne organizzano qui a Roma) o lasciarlo su una panchina in stazione....

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    1. Beh, che dire, mi fa piacere. :)
      Regalare il libro? per spargere altra depressione nel mondo? no grazie! Scherzi a parte solitamente faccio così: o li regali alla biblioteca pubblica o ad un amico che ha un negozio di libri usati (che visto che non se la passa tanto bene magari ci si fa qualche spicciolo)

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  2. è bellissimo questo post e anche questo tuo lato "melodrammatico"

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    1. Oddio, grazie, ma francamente a me il lato melodrammatico crea più problemi che altro ;) (ma alla fine non si può negare ciò che siamo, o no?)

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  3. Ma perché banalità! Mi è piaciuto molto il post!
    Credo che i problemi possano essere vissuti in maniera migliore, soprattutto vedendo la vita diversamente, magari con l'aiuto e la presenza dei propri cari. Inoltre ci sono coloro che soffrono molto, eppure davanti agli altri sorridono e fanno finta di nulla. Penso che alla fine queste persone poi scoppino.
    Ma veramente i Malavoglia sono di una tristezza. Io mi commuovo sempre per Rosso Malpelo, poverino. Verga prendeva spunto dalla realtà… Che meschinità!
    Buona giornata ^_^

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    1. Che la realtà possa essere piena di persone meschine è vero, ma è altrettanto vero che è piena anche di persone degne.
      I racconti ed i libri di questo autore tendono a dimenticarsi di queste persone roraggiose. Rosso Malpelo è un'altra delle novelle più sfigate che fa solo star male a leggerle. Meno male che adesso abbiamo altre finestre sulla realtà, per vedere che non esiste solo la cronaca nera o la banda degli stronzi (che ci governa) ma anche tante persone che vale la pena che esistano.
      Buona giornata anche a te! :)

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  4. Nel sorriso e nelle storie dei nonni c'è qualcosa di misterioso che noi non possiamo ancora capire: vincitori e vinti nella stessa persona!

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  5. il libro non l'ho mai letto, ma ne ho studiato la storia a scuola, e mi bastò per decidere di non leggerlo mai, un libro su una serie di sfortunati eventi è davvero troppo!
    tuttavia se non ricordo male, negli intenti di verga vi era un messaggio più che esistenziale , politico, in pratica al signor verga non gli andava mica giù che avevano unito l'italia e venuti a comandare giu in sicilia, a casa sua, quindi voleva far passare il messaggio che "è meglio lasciar tutto cosi com'è..." era un convinto conservatore che attraverso il libro faceva come certi politici che sanno dove andare a parare per far sposare alla gente alle loro idee

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    1. Ricordo poco della critica su Verga (insieme a Leopardi e foscolo erano le mie bestie nere alle superiori, e dire che ho pure portato Italiano alla maturità)
      Quello che mi sembra ripensando a quello che ho letto (e ho letto praticamente tutto, lo dicevo, sono un forte lettore) è che l'immagine che esce dai suoi scritti (sopratutto a livello morale) è quella di un nobile decaduto che guarda dall'alto il mondo contadino, sentendosi sostanzialmente migliore. Io non so se la situazione in Sicilia era così tragica (forse si) ma dai racconti dei miei nonni qui in veneto so che almeno qui da noi non tutto era *così* orribile. Sul fatto che sia reazionario a mille come scrivi, beh, c'è effettivamente poco da discutere :)

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  6. Il libro, obbligata lettura estiva, mi piacque particolarmente e ricordo anch'io una fase depressiva seguente a quella lettura (ti scopro sempre molto molto simile a me... ma tu sei più saggio!^_^)

    Sul segreto della felicità, credo anch'io abbia a che fare con quello che siamo ma soprattutto quello che siamo IN RELAZIONE agli altri. Siamo esseri in relazione e il sentirsi parte delle e nelle vite degli altri fa un bel po' di differenza.
    L'essere nell'armadio e avere solo delle scappatelle nella penombra non aiuta, ad esempio. Per fortuna oggi, almeno ogni tanto, fuggo fuori a respirare :)

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    1. E poi il saggio sarei io? :P
      Quello che scrivi sull'essere in relazione agli altri è verissimo. Credo che questa situazione di condivisione vada costruita, non è banale nè immediata. A qualcuno magari viene naturale. Ad altri(come me) viene difficile. Ma ci si può lavorare :)

      PS: Accidenti, pure te lo stesso libro delle vacanze!

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  7. Comunque a mio parere Mastro-don Gesualdo è molto più bello dei Malavoglia!

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    1. Sai che hai trovato praticamente l'unico di Verga che non ho letto? Ma ho come paura della rata di sfiga e di meschinità umana che potrei trovarci dentro.... che non so se riuscirò a trovare la voglia di leggerlo....

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  8. Io leggo solo libri new age sul "farcela" e sull'essere felici :)
    Non si sa mai che alla fine qualcosa passi dal libro alla mia testa :P

    I libri depressivi sono da evitare.. già c'è tanta depressione e infelicità a giro!! no no no S. te lo brucio quel libro..

    Di quel "qualcosa" mi sono messo alla ricerca da qualche anno.. credo che alla fine sia il saper vivere in accordo con se stessi e quindi per prima cosa vedere bene dentro se stessi.. quel misto di "consapevolezza, fede, arrendersi a Dio".. dico come immagine.. indipendentemente dalla religione.

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    1. Da quel che scrivi sul tuo blog sembra che quel qualcosa tu lo abbia anche trovato! :)
      Concordo sulla teoria dei libri depressivi: c'è già tanta infelicità nelle vite reali delle persone che leggere storie di infelicità immaginarie è oltre che inutile pure dannoso. Anche perchè per l'infelicità reale qualcosa magari puoi fare: una parola, un gesto, un abbraccio. A personaggi di un libro invece puoi fare molto poco se non deprimerti per le loro vite immaginarie, cosa che non aiuta nè loro nè te.

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